Mimmo Rotella è stato un protagonista indiscusso delle avanguardie artistiche della seconda metà del Novecento con uno stile fortemente riconoscibile.
Nato a Catanzaro nel 1918, si trasferisce a Roma nel dopoguerra e nel 1953 ha quella che lui stesso chiama illuminazione Zen: passeggiando per le vie della capitale resta folgorato dai manifesti pubblicitari e inizia a utilizzarli come base delle sue opere. Nasce così la tecnica del Décollage.
“Se avessi la forza di Sansone incollerei piazza di Spagna con certe sue tinte autunnali, morbide e tenere, sui piazzali rossi al tramonto del Gianicolo (...).
Si tratta di una ricerca che si affida non all’estetica, ma all’imprevisto, agli stessi umori della materia. Io strappo i manifesti prima dal muro, poi dalla base del quadro: quanto gusto, quanta fantasia, quanti interessi si accumulano, si urtano e si avvicendano dal primo all’ultimo strappo.”
Mimmo Rotella, 1957
La sua ricerca artistica, che parte proprio dall’elaborazione di oggetti del reale, confluisce così nel movimento artistico fondato dal critico d’arte Pierre Restany, il Nouveau Réalisme. L’opera di Rotella è da subito apprezzata anche fuori dai confini nazionali e lo scambio e la contaminazione con altri artisti europei e americani lo portano ad avvicinarsi alle correnti dell’epoca, tra cui il post dadaismo e la Pop Art.
Negli anni ‘60 include nelle composizioni la figura umana, come nella serie iconica dedicata ai divi e alle dive del cinema.
Di questi anni anche i primi esperimenti di Mec‑art, arte fondata sulla riproduzione meccanica delle immagini.
“Definendo così il passaggio logico dal nuovo realismo alla Mec-art,
l’artista calabrese svolge un ruolo fondamentale nell’elaborazione dell’iconografia moderna. Egli appare fin d’ora, nell’essenzialità del suo svolgimento,
come uno dei maestri della nuova immagine.”
Pierre Restany
in “Rotella”, catalogo della mostra, Galerie 20, Amsterdam, 1967
Amante dei bei vestiti, della buona compagnia e delle feste, nel 1972 si racconta nell’autobiografia-diario “Autorotella”, dove spiega non solo sfide e provocazioni, ma anche il suo processo creativo: ogni esperienza personale, amicizia, paesaggio che attraversa diventa ispirazione per nuove avventure artistiche.
Nel corso degli anni la sua tecnica evolve: pratica i frottages e gli effaçages ossia particolari abrasioni dell’immagine, affina la riproduzione tipografica, introduce la sovrapittura. Muore a Milano nel 2006, dopo oltre mezzo secolo trascorso al centro della scena artistica internazionale. La sua opera è un giacimento culturale da conoscere e preservare, fonte di spunti concettuali ed estetici ancora attuali e di grande forza espressiva.
“Qualcuno ha detto che l’uomo vede quello che vive e quello che sogna.
Gli occhi di Rotella, o meglio la sua percezione del reale – quella che lui ama definire ‘radar mentale’ – ci ha regalato una grande utopia realizzata:
la trasformazione di manifesti pubblicitari in grandi opere d’arte.”
Piero Mascitti
braccio destro dell’artista dal 1985 e direttore della Fondazione fino al 2013,
in “Mimmo Rotella, fotografie 1926-2001”, Quaderni della Fondazione Mimmo Rotella, 2003